.. Amare disinteressatamente
Ottimo ultimo martedì
2014
“Servendo ‘e lodando Dio’ notte e giorno
con digiuni e preghiere” Lc 2, 37
Ottima giornata…
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Martedì 30 dicembre 2014
VI giorno fra l’Ottava di Natale
Santo(i) del giorno : S. Felice I, Papa (26°) dal 269
al 274 , B. Giovanni Maria Boccardo,
sacerdote, fondatore (1848-1913)
Dal Vangelo secondo
Luca 2,36-40
In quel tempo, c’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza,
era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui.
In quel tempo, c’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza,
era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui.
Meditazione del giorno : Clemente
d’Alessandria
Il canto nuovo : « Anna si mise a lodare Dio »
Il canto nuovo : « Anna si mise a lodare Dio »
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Lectio carmelitana
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La Parola.it
Interessante: Cosa è
digiunare…
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Centro Chiara Lubich Movimento dei
Focolari
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(Trascrizione)
Tratti tipici della preghiera del
Movimento dei Focolari
Rocca di Papa, 28 settembre 1998
(…) La preghiera, che è rapporto con
Dio, è costitutiva dell’uomo, proprio del suo essere uomo. Creato, infatti,
da Dio a sua immagine e somiglianza, egli ha la possibilità di un rapporto
con lui da tu a Tu.
Che sia congeniale all’uomo pregare,
lo si può capire venendo a conoscere i nostri fratelli di altre religioni.
Fra essi, si scoprono testi di preghiera di una meravigliosa bellezza, che
testimoniano un’azione segreta, ma efficace, di Dio che sempre spinge l’uomo
a pregare. L’uomo è veramente tale se prega.
E così facciamo anche noi cristiani.
Fratelli di Gesù per la grazia, troviamo in lui il modello per poter
rapportarci con il Padre. Gesù, infatti, non predicava soltanto, non faceva
unicamente miracoli, non chiamava solo discepoli a seguirlo; s’immergeva
anche nella preghiera. Anzi, come Gesù era sempre in comunione col Padre
suo, sempre di fronte a lui, così dovrebbe essere dei suoi seguaci.
Come è noto, i cristiani pregano in
maniere varie: i benedettini così, i francescani colà. Si possono, quindi,
evidenziare i tratti tipici e salienti della preghiera di chi è investito
del carisma dell’unità. Essi emergono – questi principi – chiaramente se si
confronta la nostra preghiera con quella che praticavano i cristiani, anche i
meglio preparati, almeno nei nostri paesi, quando il Movimento ebbe inizio.
Ricordo che si diceva come in essa, nella preghiera, “devono lavorare la
mente, la volontà e il cuore. Con la mente occorreva riflettere sulle parole
pronunciate; con la volontà bisognava sforzarsi di fare propositi su di
esse; con il cuore amare quanto si prometteva, in modo da poterlo eseguire.”
Ed erano senz’altro ottimi consigli.
Tuttavia, nel Movimento, la preghiera
è stata subito un’altra cosa. Si è sottolineato, ad esempio, dall’inizio,
fin dai primi mesi, il dovere di “pregare sempre” richiesto da Gesù. Ma come
fare a pregare sempre? Era chiaro che ciò non poteva verificarsi
moltiplicando gli atti di preghiera… Si poteva pregare sempre essendo Gesù.
Gesù, infatti, prega sempre. Se in qualsiasi nostra azione non fossimo stati
noi a vivere, ma Cristo in noi, attraverso l’amore, la giornata nostra
sarebbe stata una preghiera continua. E ciò era possibile se avessimo
impostato la vita sull’amore, essendo una viva espressione della parola
“amore”, sintesi di tutta la Legge e i Profeti.
Un altro modo di “pregare sempre” – lo
si praticò più tardi – è stato quello di offrire azione per azione a Dio,
durante la giornata, con brevi espressioni d’amore, come: “Per te; per te,
Gesù”. Tutto il nostro agire si trasformava così in un’azione sacra. E si
era e siamo convinti che offrendo in tal modo, ad esempio, il lavoro a Dio e
facendolo bene, si coopera con lui alla creazione del mondo, si è
concreatori.
E’ questa una preghiera molto sentita
ai giorni nostri, in cui si vede il mondo e tutto il cosmo in evoluzione e si
ricorda all’uomo il suo dovere di “soggiogare la terra.”
E ancora, lavorando per un’opera di
Dio, e quindi per la Chiesa, si partecipa con Cristo alla redenzione del mondo.
Nel Movimento si pensa che alla
preghiera – un punto importante – occorre dare un posto privilegiato. La
grande attività, che ha caratterizzato da sempre il Movimento, avrebbe
potuto compromettere la preghiera, renderla imperfetta e non degna d’essere offerta
a Dio. Ma ecco cosa si scrisse in un commento alla Parola: “Qual vantaggio
avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la sua anima?”
“Per noi, membri dell’Opera di Maria –
è scritto -, tale Parola può avere anche questo significato: che importa
darsi tanto da fare per conquistare molte persone alla causa di Dio, quando
la nostra anima rimane piccola e imperfetta perché non trova un’ora
veramente tranquilla per quel suo tipico nutrimento che è la preghiera? O
quando quelle preghiere, che sono per noi un sacrosanto dovere, sono
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Centro Chiara Lubich Movimento dei
Focolari
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fatte in mezzo a tante distrazioni,
sono dette superficialmente ed in fretta, o vengono abbreviate?”
Le prime focolarine avevano coniato un detto: “pregare come angeli, lavorare come facchini”. E, a proposito dei difetti che potrebbe avere la nostra preghiera, scrivevo ancora: “Poter stare in comunione con l’Onnipotente e farlo così poco, così di fretta e spesso
svogliatamente. Alla fine della vita
ci pentiremo d’aver dato tanto poco tempo alla preghiera.”
Un altro ostacolo alla preghiera potrebbe essere uno stato di aridità spirituale. Ma in chi è impegnato a vivere la spiritualità dell’unità si nota una certa facilità nel superare l’aridità nella preghiera. Essa non è che un volto, un aspetto di Gesù abbandonato, un suo volto, e, come si sa passare dalla croce alla risurrezione in altri casi, così qui. Noi vediamo assai provvidenziale il fatto che si possa, in genere, vincere l’aridità; in mezzo al mondo, come la maggior parte di noi siamo, è bene che certe prove spirituali non si protraggano. Abbiamo altre tentazioni da superare.
Si ritiene importante ancora per la
preghiera la condizione fisica. Infatti, cerchiamo di non stancarci troppo
prima del suo momento, per non arrivare davanti a Dio privi di forze, di
capacità di concentrazione, per non dare a lui i momenti meno felici della
nostra giornata.
Si è convinti ancora – sempre
attraverso un’analisi di questi scritti, dove Dio ci educava -, si è
convinti ancora che la preghiera vada preparata. Dicono gli esperti che essa
ha bisogno di una preparazione remota e una prossima. E’ preparazione remota
il mantenersi col cuore distaccati da tutto. E a questo, mi sembra, siamo
tutti più o meno impegnati. La nostra vita, infatti, è un continuo amare
Gesù crocifisso e abbandonato. Tanto spesso parliamo di tagli, di “potature”
e soprattutto di quel distacco che porta con sé l’essere proiettati
nell’amore verso i fratelli, il vivere gli altri e non noi stessi.
Sì, questa preparazione speriamo ci
sia. Almeno, è la nostra quotidiana tensione: “Sei tu, Signore, l’unico mio
bene”, che taglia tutto il resto.
Poi c’è una preparazione prossima,
essa consiste in un momento di raccoglimento prima di iniziare. Cioè non
partire subito, un momento ci si raccoglie.
Si è avvertito poi, e si avverte,
tutta l’imprescindibilità della preghiera, il suo valore.
“In Cielo – scrivevo nell’89 -, dove
speriamo di andare, la vita non sarà tanto apostolato o altro, quanto lode,
adorazione, ringraziamento a Dio, Trinità Santissima. Dobbiamo imparare fin
da adesso a vivere come si vivrà lassù.”
Ma c’è nel Movimento una preghiera
che – con le infinite e divine ricchezze che contiene – è tutta racchiusa in
una parola, in una sola parola, che Gesù pronunciava e ci ha insegnato, che
lo Spirito mette sulle nostre labbra. Gesù pregava, pregava il Padre suo.
Per Lui il Padre era “Abbà” e cioè il babbo, il papà, cui si rivolgeva con
accenti di infinita confidenza e di sterminato amore. Lo pregava essendo nel
seno della Trinità, dove egli è la seconda divina Persona. Ma, giacché era
venuto in terra per amore nostro, non gli è bastato essere lui in questa
situazione privilegiata di preghiera. Morendo per noi, redimendoci, ci ha
fatti figli di Dio, come lui, fratelli suoi, e ha dato anche a noi, tramite
lo Spirito, la possibilità d’essere introdotti nel seno della Trinità, in
lui, assieme a lui, per mezzo di lui. Cosicché anche a noi è stata resa
possibile quella divina invocazione: “Abbà, Padre!” – “Papà, babbo mio!
nostro” – con tutto ciò che essa comporta: totale abbandono al suo amore,
certezza della sua protezione, sicurezza, consolazioni divine, forza, ardore
che nasce in cuore a chi è certo di essere amato…
E’ questa la tipica preghiera
cristiana, una preghiera straordinaria. Non si riscontra in altri luoghi, né
in altre religioni. Al più, se si crede in una divinità, la si venera, la
si adora, la si supplica stando, per così dire, all’esterno di essa. Qui no,
qui si entra nel Cuore di Dio.
Naturalmente, si può dire “Abbà,
Padre!”, con tutto il significato che questa parola comporta, solo se lo
Spirito Santo la pronuncia in noi. E, perché ciò sia, occorre anche qui –
come richiede il carisma dell’unità – essere Gesù, null’altro che Gesù.
(…)
Chiara Lubich
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Ciao, Giò :)
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